Tu sei qui

Aperitivo ”Americano” dedicato al gigante buono italiano

Aperitivo ”Americano” dedicato al gigante buono italiano

29 giugno 1933. Madison Square Garden Bowl di New York. Gli occhi di oltre 40.000 persone, tra cui molti emigrati italiani, che quella sera gremiscono lo stadio in ogni ordine di posto, sono puntati sul ring. In un angolo c’è l’americano Jack Sharkey, il pugile di casa campione in carica, mentre dall’altra parte, lo sfidante italiano Primo Carnera, per tutti “il gigante buono” o “la montagna che cammina”. In palio il titolo mondiale dei pesi massimi. Tutt’intorno le luci e l’atmosfera del grande evento.

Al suono del gong i cuori dei filo italiani presenti in sala, sembrano unirsi in una sola speranza, la stessa che, al di qua dell’oceano, lega i connazionali che da tutta Italia seguono l’incontro alla radio. Ma facciamo un passo indietro.

primo carneraPrimo Carnera è un ragazzone di 26 anni che, centimetro più, centimetro meno, tocca i due metri d’altezza e pesa intorno ai 120 chili, e che, per arrivare a prendere a pugni l’americano quella sera lì, su quel ring, ha dovuto, prima di tutto, prendere letteralmente a cazzotti la vita. Già alla nascita, nel 1906 a Sequals in Friuli, Carnera pesava appena, si fa per dire, 8 chili; neonato più unico che raro in un paese come l’Italia in quel periodo piegata da fame e povertà. La famiglia è molto umile e con l’arrivo della Grande Guerra, Primo si ritrova in strada ad elemosinare. Ancora adolescente, spinto da miseria e necessità, emigra in Francia da dei parenti dove trova impiego come carpentiere e spaccalegna.

Fu proprio lo zio che, incoraggiato dall’imponente stazza raggiunta dal nipote, lo introdusse nel mondo del pugilato organizzandogli il primo incontro. GONG!!! Così la radiocronaca originale dei giornalisti sportivi in quella notte americana: “… Alla prima ripresa Carnera rompe subito gli indugi e attacca uno Sharkey barcollante … (Seconda ripresa) … Sharkey diventa più guardingo e cerca di reagire ma l’italiano lo incalza obbligando l’avversario a stare alla larga … Alla quarta ripresa Carnera continua con la sua tecnica preferita e martella con il sinistro … Alla fine della quinta i nuovi allenatori di Carnera gli ordinano un’azione di forza … (Sesta ripresa) … Carnera attacca e con un montante destro mette knock out l’avversario!Il nuovo campione del mondo dei pesi massimi è italiano! Il primo italiano, l’unico per ben oltre cinquant’anni.

Da quel momento in poi, l’uomo più forte del mondo, divenne un eroe nazionale, un bagno di folla lo accoglie ovunque, le immagini del terribile pugno di Carnera fanno il giro del mondo e i giornali italiani riempiono intere pagine con l’impresa vittoriosa del boxeur. Da Mussolini in giù, che facendolo affacciare in uniforme dal balcone di piazza Venezia ne fece un modello invincibile per il regime, non si contano i tributi. Carnera divenne per tutti l’Americano e tra gli omaggi a lui dedicati non poteva mancare un drink, ancora oggi, rimasto uno dei più popolari: l’Americano appunto.

Cocktail che in realtà, di americano proprio non ha niente, ma, al pari del soprannome, pretendeva solamente di essere un ossequio all’atleta divenuto eroe in quella lontana terra. Gli ingredienti infatti, sono tutti italiani: Bitter Campari, Vermouth rosso e acqua di soda. E’ un drink moderatamente alcolico, siamo sui 14% vol. circa, che in quel decennio, raggiunse rapidamente fama mondiale. Se ne trova descrizione già in due importanti ricettari di Cocktail, merce rara a quel tempo, uno pubblicato nel ’34 e l’altro nel ’37.

vermouth carpano immagine storicaL’Americano nasce sulla scia dell’Ottocentesco “Mi.To.”, cioè “Milano – Torino”, nome altisonante che inneggiava al nuovo secolo, il XX°, ed era riferito agli ingredienti che lo componevano. Il Bitter Campari infatti, identificava Milano, la città dov’era prodotto, e il vermouth classico, rosso in questo caso, Torino, città dove nacque il primo vermouth italiano per mano della famiglia Carpano nel 1786. Più che un drink, la miscela dei due ingredienti era, a quei tempi, un’usanza, che, volendo, si poteva alleggerire con un po’ di seltz. Quest’usanza diede inoltre i natali, a Firenze, a quello che sarebbe diventato uno dei cocktail più bevuti e, ancora oggi, apprezzati al mondo, il “Negroni”; ma questa è un’altra storia.

Tornado al nostro “Americano”, c’è da ricordare, tra le altre, l’incursione nel primo romanzo di Ian Fleming, “Casino Royale”, datato 1953, dove l’autore, lo fa addirittura bere come primo cocktail, primo di quella che poi diverrà una lunga e variegata serie, all’agente segreto James Bond, non ancora 007 e privo della famosa “licenza di uccidere”. La ricetta personale dell’eroe di Fleming prevede Bitter Campari, vermouth Cinzano, una lunga fetta di scorza di limone e acqua Perrier al posto della soda, perché, come lo stesso Bond tiene a precisare “La Perrier è l’unico modo per rendere accettabile il gusto di una bevanda povera”. Ci permetta di dissentire 007, lo prenderemo come un grossolano peccato di gioventù, ma questa volta non possiamo proprio essere d’accordo con lei.

COCKTAIL AMERICANO
Ingredienti:

  • 3 cl Bitter Campari
  • 3 cl Vermouth rosso
  • Soda a completare
  • Decorazione: Un ricciolo di scorza di limone e mezza fetta di arancia
Preparazione
Versare direttamente in un bicchiere “old fashioned” colmo di ghiaccio il Bitter Campari ed il Vermouth rosso. Finire con acqua di soda e decorare con una spirale di scorza di limone e spicchio di arancia.
Riccardo Ceccarelli

Leggi anche...

Lascia un commento

Pin It on Pinterest