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Bacco: come l’arte può esprimere l’amore per il buon vino

Bacco: come l’arte può esprimere l’amore per il buon vino

Gli amanti del mondo dell’enogastronomia non possono non essersi imbattuti nella figura di Bacco, associata da sempre al buon vino; ecco perché, noi che promuoviamo il buon bere e il buon cibo parleremo di lui.

Abbiamo pensato che il modo migliore di presentare questo personaggio mitico fosse attraverso la pittura, non con un dipinto qualsiasi bensì con quello del Caravaggio, promotore del naturalismo nell’arte e autore della celebre opera “Bacco”, conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze e diventata ormai un’icona in tutto il mondo.

Ma chi è Bacco? E’ ritenuto il dio del vino, dei bevitori e di ogni altro piacere e secondo il mito classico è figlio di Giove e di Semele, anche se molti degli autori mitografi danno varie interpretazioni. Si racconta che fosse nato dall’amore di Giove con sua sorella Demetra, o dalla dea Io, sacerdotessa di Era, o ancora dal fiume dell’oblio della mitologia romana e greca Lete.

Come abbiamo già detto Bacco è il dio romano del vino e della vendemmia, festeggiato nei Baccanali, feste tumultuose e sfrenate caratterizzate da riti orgiastici che si svolgevano ogni tre anni, di notte, nei boschi o sui monti, abolite nel 186 a.C. dal Senato di Roma. Attenzione però a non confonderlo con Dioniso, dio della mitologia greca, inizialmente della vegetazione e solo successivamente del vino, dell’estasi e della liberazione dei sensi.

Caravaggio

Il magnifico dipinto di Bacco, venne creato da Michelangelo Merisi da Caravaggio o più comunemente conosciuto come “Il Caravaggio” nato a Milano il 29 settembre del 1571 e morto a Porto Ercole il 18 Luglio del 1610, su commissione del cardinal Del Monte che ne fece dono a Ferdinando I de’ Medici per le celebrazioni delle nozze del figlio Cosimo II. L’artista si formò nella bottega di Simone Peterzano (pittore di successo, tardomanierista di scuola veneta) e successivamente lavorò a Roma, Napoli, Malta e in Sicilia fra il 1593 e il 1610.

E’ uno dei più celebri pittori italiani di tutti i tempi. I suoi dipinti, associano l’analisi dello stato umano, fisico ed emotivo, combinato ad un intenso uso della luce, e ciò ha avuto una forte influenza formativa nella pittura barocca. Il suo stile inoltre influenzò l’arte pittorica dei secoli successivi costituendo la corrente del caravaggismo.

Pittore dall’animo irrequieto, affrontò diverse vicissitudini durante la sua breve esistenza. Data cruciale per la sua arte e vita, fu quella del 28 maggio 1606, dove a causa di una discussione nata da una scorrettezza nel gioco della pallacorda (antenato del odierno Tennis), il pittore fu ferito e a sua volta ferì mortalmente il rivale, Ranuccio Tomassoni da Terni, con cui aveva avuto molte volte delle discussioni, sfociate spesso in risse. Merisi venne ritenuto responsabile dell’omicidio e condannato a morte, e per questo fu costretto a vivere i successivi anni della sua vita in costante fuga per sfuggire alla pena capitale.

cesto di frutta CaravaggioIl tema del vino e dell’uva è ricorrente in Caravaggio in quanto egli è riconosciuto come uno dei maggiori artisti del XVII secolo che ha utilizzato nelle sue opere la rappresentazione pittorica della “natura morta”; splendido esempio è il suo “Cesto di frutta”(1599), dove per la prima volta il soggetto inanimato diviene centrale e non più complementare alla figura umana.

Nel Bacco, il personaggio mitologico e i soggetti inanimati si integrano a vicenda, mantenendo ognuno la propria identità; il vino sembra versato da pochi istanti, come dimostrano le bollicine nel calice, ed è offerto dal dio delicatamente con la mano sinistra. La figura pittorica è rigorosamente realistica come impone la filosofia dell’artista che rifiuta qualsiasi idealizzazione e si attiene alla realtà nel modo più fedele possibile. Infatti, il soggetto è appoggiato con naturalezza sul triclinio ed ha un’espressione rilassata, quasi un po’ assonnata, mentre il colore ambrato del collo e del petto, contrastano con quello più acceso del viso e delle mani indicando un leggero stato di ebbrezza. La frutta è dipinta con un impressionante realismo e i giochi di luci e ombre ne risaltano la stupefacente bellezza.

La posa di Bacco e lo sguardo rivolto all’osservatore segnalano un richiamo all’iconografia cristiana della figura di Gesù nell’Ultima Cena. La mano destra del Bacco tiene delicatamente un fiocco, posto in corrispondenza dell’ombelico. Ciò può essere interpretato come il nodo che unisce Dio all’uomo, è quindi un ”Homo copula mundi” tipico della filosofia neoplatonica di Marsilio Ficino, filosofo, umanista e astrologo italiano, vissuto nel XV secolo.

L’innovazione principale dell’artista è quella di aver liberato il tema della divinità pagana dai parametri tradizionali e avergli restituito fisicità, realismo e un senso della luce completamente nuovo.

Leyla Manji

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