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Bottiglie aperte 2016: il vino come arte, nel centro di Milano

Bottiglie aperte 2016: il vino come arte, nel centro di Milano

A Milano le manifestazioni enogastronomiche non mancano, ma qualcosa fa pensare che “Bottiglie aperte 2016”, dal primo al tre di Ottobre a Palazzo delle Stelline, non si sia semplicemente aggiunta alle altre. Anzitutto per la sede, Palazzo delle Stelline: un antico convento, poi orfanotrofio femminile,  ristrutturato nel 1600 dall’architetto bergamasco Fabio Mangone. Oggi è un hotel e un centro congressi,  vicinissimo alla chiesa di Santa Maria delle Grazie e al Cenacolo vinciano: grazie ai suoi cortili e portici seicenteschi e alle sue scalinate monumentali, s’imprime facilmente nel cuore. Capita anche quando il Palazzo è tappezzato, com’è successo all’inizio di Ottobre, di stand con alcune tra le migliori bottiglie d’Italia, ovvero animato da degustazioni di prodotti tipici, salumi, taralli, funghi, caffé e distillati. Perché il vino, specialmente se è buono,  lo si accompagna con qualche degno compare. 150 cantine, 700 etichette, masterclass, degustazioni ed eventi speciali hanno ravvivato i tre giorni di esplorazione enologica. Che ha avuto il merito di farmi scoprire qualche new entry del settore vitivinicolo.

“Bottiglie aperte è un’occasbottiglie-aperte-2ione speciale per comunicare a professionisti e consumatori la nostra filosofia,” sottolinea Massimo Pinetti di ‘Silenzi di terra’. “Questa denominazione, così particolare, è stata suggerita da un appassionato di rock progressivo: Maurizio Venegoni, uno dei soci. ‘Io vivo né più di un albero non meno di una stella nei suoni e nei silenzi di terra’, cantava il Banco del Mutuo Soccorso nel 1978. Vogliamo ricordare che il coltivare la terra ha una sua secolare dignità, da apprezzare contemplando in silenzio i campi coltivati.  Anche per questo siamo partiti con l’acquistare sette ettari di terreno, sul Lago di Garda,  e cominciare a produrre il nostro Lugana, che è poi Trebbiano al 100%. Un bianco che ha già ottenuto la certificazione biologica,  con una buona struttura, piuttosto aromatico, ottimo con le carni bianche ed il pesce di lago.”
Ma non c’è solo il Lugana nel vostro catalogo, vero?
“No, ci sono altri undici vini, tra cui anche tre Franciacorta (brut, rosé e saten)  e un Custoza superiore, ad esempio. Siamo partiti da una produzione ristretta e ci stiamo allargando per soddisfare la domanda europea ed asiatica. Abbiamo iniziato dalla Svizzera, qui vicino, e pian piano allarghiamo i nostri confini.”
Ma avete una strategia di espansione?
“Vendiamo principalmente ad enoteche e ristoranti, anche perché per il momento i volumi di produzione sono ridotti. Con la grande distribuzione siamo in trattativa, valutiamo attentamente i pro e i contro. E poi organizziamo eventi: ad esempio presso l’ “Hostaria Acquanera” di Boffalora sul Ticino, sul modello “tagliere e bicchiere”, anche per sfruttare la sinergia con il Salumificio Venegoni di Boffalora, i cui soci sono coinvolti nel progetto Silenzi di terra.”   

L’azienda di Massimo Pinetti, con i suoi silenzi ispirati, è giovanissima, e ha tutta la maturazione possibile e immaginabile davanti a sé. Ha invece almeno trent’anni “Le Marchesine” di Passirano in Franciacorta, un’ altra ospite di Bottiglie Aperte  che sta già vedendo i frutti della maturità su diversi mercati, anche lontanissimi tra loro. “Dal 1985, anno di fondazione, fino ad oggi, abbiamo raggiunto una produzione di circa 450 mila bottiglie per anno, quasi tutte di Franciacorta DOCG.“ Chi mi parla è Loris Biatta, figlio di Giovanni, il fondatore.
 “Il nostro prodotto di punta è il Franciacorta Secolo Novo Brut Millesimato, premiato due volte dal Gambero Rosso e poi anche dalla guida Duemila Vini dell’AIS.  Un vino elegante, complesso al naso, con richiami di agrumi. Ma la nostrafranciacorta-ape10 linea è piuttosto ampia: comprende anche il Rosé e il Saten, e per finire i Curtefranca Bianco e Rosso, due vini fermi.”

In trent’anni di strada dovete averne fatta. Dove siete arrivati?
“In molti paesi del mondo, dove il vino italiano è apprezzato sempre di più, per nostra fortuna. Le parlo volentieri delle nuove frontiere: California, Sudafrica, Australia ed anche Brasile, dove l’Italia è molto di moda. Col Giappone, poi, stiamo lavorando tantissimo: pensi che oggi abbiamo ben diciotto distributori. È una grande soddisfazione.”

Il vostro principale concorrente?
“Con lo champagne ci confrontiamo quasi ovunque, come Davide contro Golia, ma posso dire che abbiamo vinto più di una battaglia. Proprio in Giappone, per una questione di storia e di volumi di produzione, i francesi sono arrivati molto prima, il che non toglie che i progressi del Franciacorta siano costanti, anche nel paese del Sol Levante.”

Se è vero che il vino è arte, possiamo star certi che i progressi del prodotto italiano nel mondo non si fermeranno, magari anche grazie a manifestazioni di grande rilievo come “Bottiglie Aperte”. Aziende come “Silenzi di Terra” e “Le Marchesine” sono qui, al Palazzo delle Stelline, anche per trovare l’ispirazione tra portici, cortili e scalinate antichissime, simboli perfetti di un genio nazionale che può fare del vino un capolavoro.

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