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Cantina Goretti: quando la tradizione è un’arringa senza appello

Cantina Goretti: quando la tradizione è un’arringa senza appello

La tradizione umbra vanta chicche enogastronomiche che hanno permesso a una piccola regione interna all’Italia di consolidare la sua fama nel territorio nazionale e non solo. Pur avendo più volte esternato la mia curiosità e la mia voglia di conoscere nuove realtà vinicole, cercando di viaggiare il più possibile fisicamente e mentalmente tra gli archetti, quando si tratta di giocare in casa sono più meticolosa e forse severa proprio perché voglio far percepire concretamente le motivazioni del mio orgoglio non solo campanilista.

Quando si nasce e si cresce in un luogo alcuni elementi diventano protagonisti impersonali e fissi, ed entrano a far parte della quotidianità senza sapere il perché, non ci si chiede come essi abbiano ottenuto il ruolo ma lo investono e senza di essi la commedia della normalità non sarebbe completa.

Per gli umbri e in particolare per noi perugini Cantina Goretti rappresenta un marchio di garanzia non solo per la qualità del prodotto stesso ma per la tradizione che rappresenta. Recentemente ho avuto la fortuna di visitare la cantina ovviamente degustando i prodotti: le visite sono sempre importanti perché la sincerità di un vino come di chi lo produce si percepisce solo nell’ambiente familiare dove tutto ha origine… tra le mura erette dal lavoro e dalla passione.

L’azienda Cantina Goretti, fondata i primi del 900, sorge nella zona alta di Perugia denominata DOC Colli Perugini dominata da una torre trecentesca di proprietà diventata ormai diventati il simbolo che la identifica. Mi accoglie Giulia, portavoce della quarta generazione della famiglia Goretti, giovanissima ma già immersa completamente nella filosofia enologica che ha ispirato i fondatori e che ha accompagnato passo paso negli anni la vita dell’azienda.

vini cantina gorettiCi accomodiamo nella sala espositiva dedicata alla vendita diretta, dove ogni bottiglia è posizionata con criterio casuale, con ordine compatto ma non preciso tale da esaltare tutte le singole bottiglie quasi come fossero pezzi unici.  Ogni dettaglio che fa capo all’esposizione e frutto di innovative ricerche e “ragionamenti” misti che Giulia ci espone spontaneità’; non si parla solo di freddo e imprenditoriale marketing, ma di idee e sperimentazioni che abbracciano ogni senso e che ancora di più testimoniano la passione e la voglia di raggiungimento di qualità superiori anche se per la fama ormai meritatamente conquistata dall’azienda sembrerebbe immotivata.

La filosofia della cantina Goretti invece si basa sul rispetto e sulla salvaguardia della tradizione ottenuta proprio attraverso la continua sfida al miglioramento, perché il lavoro di chi ha dato origine a tutto questo per essere onorato va coltivato e curato. Ecco cosa accade… un passaggio di testimone di generazione in generazione, come prosecuzione di una corsa cercando di migliorare sempre i tempi.

Una parete della sala espositiva è dedicata essenzialmente ai vini prodotti nella cantina di Montefalco la “fattoria le Mura saracene” sorta alla fine de4gli anni 90 a Montefalco con lo scopo di produrre essenzialmente vini rossi; 100 % uve Sagrantino con DOC Sagrantino di Montefalco e DOC Montefalco Rosso, una sorta di riscoperta del vitigno autoctono che va ad affiancare il Grechetto alla base del tipico bianco.

Nella parete più vasta troviamo appunto i vini prodotti “nella torre”, DOC Rosso Colli Perugini e DOC Bianco Colli Perugini. Per citarne alcuni:
Sagrantino Montefalco DOCG Il Grande Rosso di Montefalco 100% Sagrantino
L’Arringatore DOC Rosso Colli Perugini Sangiovese 60% Merlot 30% Ciliegiolo 10%
Il Moggio IGT Bianco Colli Perugini Grechetto Barrique 100%
Pinot Grigio IGT Umbria Pinot Grigio 100% Bianco Colli Perugini
Grechetto DOC Bianco Colli Perugini Grechetto 100%

wine therapyLa mia attenzione viene catturata da una piccola nicchia adibita all’esposizione dei prodotti wine therapy; ecco la prova tangibile della straordinaria potenza delle idee appassionate: un prodotto unico che non resta fermo sul podio gingillandosi ma si inventa in business correlati esaltando proprietà e caratteristiche prima sottovalutate. L’arte di esaltare ogni peculiarità ogni possibile utilizzo del prodotto rende ancora più prezioso il prodotto stesso agli occhi dei consumatori, allargandone la schiera.

I clienti estimatori Gorettiani, molti dei quali stranieri, si recano in azienda e alcuni sono ormai di casa, conseguenza dell’assenza della GDO che oltre ovviamente a permettere una vendita km 0, crea un rapporto diretto con la clientela che più informata e più consapevole riesce anche ad esprimere meglio preferenze e gusti.

metello auloGiulia ci presenta ogni creatura sottolineando anche e soprattutto l’evoluzione negli anni dei prodotti, dal packaging alle varietà: non si parla di cambiamenti ma di passaggi collegati di vini rappresentanti da sempre la tipicità e l’autenticità del territorio nel quale vengono prodotti. La grande attenzione per le proprie origini, per la propria storia e l’attaccamento al territorio si percepiscono dall’enfasi che Giulia esprime nel mostrarci la torre, ormai emblema delle etichette dei vini Goretti e testimonianza del passato e della tradizione: oggi adibita a complesso funzionale, la torre custodisce al suo ingresso una statua riproduzione di Metello Aulo dalla quale prende il prodotto più conosciuto dell’azienda, Arringatore.

Nel contesto suggestivo e a tratti surreale Giulia e Stefano Goretti (quest’ultimo portavoce della seconda generazione) avviano la degustazione; tutto sa di casa, fragranze intense e evocative che esaltano il vino bianco e rosso servitoci ognuno nel calice più adatto sapientemente scelto. In abbinamento ci vengono offerti assaggi di prelibatezze umbre fatte a mano dalla signora Marcella che con Gisberto rappresenta con fierezza la seconda generazione della famiglia Goretti.

La merenda di nonna Marcella comprende torta al testo con affettati, protagonisti indiscussi della cucina umbra, e bruschetta con olio. La caratterizzazione del territorio nel senso più ampio del termine e molto sentita da Stefano, che ci descrive come la collaborazione con altri produttori di tipicità umbre (ad esempio olio evo) abbia creato dei percorsi enogastronomici variegati da offrire al turista. La collaborazione e la reciproca esaltazione che esclude la concorrenza e l’essenza dell’attaccamento al territorio, ennesima conferma della filosofia Gorettiana.

La degustazione si trasforma in una vera e propria analisi gusto olfattiva dal tono amatoriale e rilassato; Stefano e Giulia portano a scavare nei nostri ricordi sensoriali per trovare nel calici quegli odori percepiti ma non identificati che ci permettono di entrare più in confidenza con il vino. Personalmente ho provato un’inaspettata curiosità assaporando un calice de Il Moggio, un bianco Colli Perugini IGT Grechetto: bianco strutturato, con gradazione alcolica 13%, con spiccati sentori fragranti, aromatici, ho percepito il miele in modo quasi prepotente e un “calore” inebriante. Nulla togliere agli altri nettari assaporati tra i quali doverosamente troneggiava l’Arringatore (che ha confermato indubbiamente la sua fama), ma apprezzare queste imprevedibili sfaccettature di un bianco ha reso la visita ancora più interessante.

giulia e stefano gorettiPer concludere Stefano e Giulia mi mostrano con orgoglio la Sala Marcella, nuovo ambiente arredato con mobili ricavati da botti dalle forme piu svariate, molto intimo, adibito alle degustazione e ad altri eventi in programma: ogni nuovo progetto di questa azienda costituisce uno slancio al futuro, un’innovazione in continuo movimento

Con questa deposizione (sempre in omaggio all’Arringatore) grazie alla quale ho potuto condividere la mia esperienza, ho voluto semplicemente sottolineare l’importanza del lavoro di una famiglia cardine della mia regione, capostipite di un pezzo della tradizione e della storia umbra. Come diciamo noi commensali di Bacco, la degustazione si fa con 5 sensi più uno, il gusto personale, ma in questo caso i sensi sono 6; la percezione evocativa, il respirare nel calice che lo ospita e nella casa che l’ha concepito, ciò che un vino ci ricorda e ci tramette, è un’esperienza unica e tutti gli estimatori e i bevitori amatoriali o anche i semplici turisti in cerca di nozioni dovrebbero provare.

Tutti noi privilegiati assaggiatori visitatori dovremmo ringraziare la famiglia Goretti perché con la loro passione hanno istituito una pietra miliare della tradizione umbra e un grazie speciale a Giulia perché come mi è capitato di sottolineare in altre avventure tra gli archetti, incontrare giovani così entusiasti e motivati non può che darci speranze e ottimismo per il futuro.

Dania Marcelli

 

 

 

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