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I Krumiri: un’eccellenza pasticcera brevettata

I Krumiri: un’eccellenza pasticcera brevettata

Nel cuore del Monferrato da piu’ di 100 anni viene prodotta una delle realtà pasticcere più radicate e simboliche di Italia: i KrumiriUn po’ per gioco un po’ per caso” cosi recita la leggenda dei biscotti Krumiri, nati da un’idea di Sergio Rossi che inconsapevolmente, una sera del 1878, creò nel suo laboratorio quello che sarebbe diventato il simbolo indiscusso della sua città Casale Monferrato.

Differentemente da quanto si potrebbe ipotizzare, la conquista di un ruolo cosi importante nella tradizione italiana non è legata a un mix di ingredienti introvabili pregiati o addirittura “segreti“, né a una preparazione laboriosa degna di “chef prestigiatori” che utilizzano apparecchiature e tecniche all’avanguardia; tutt’altro: il segreto è proprio la semplicità che caratterizza la ricetta e a lavorazione.

Farina di grano tenero, uova fresche, burro,zucchero, vanillina pura e, soprattutto, niente acqua, perché basta l’abbraccio tra burro e uova a rendere morbido l’impasto e donare ai Krumiri quel caratteristico profumo che avvolge e inebria, evocando sensazioni e atmosfere calde (casa infanzia tradizione genuinità). Sentore e risultato olfattivo di una lavorazione categoricamente eseguita a mano, fin dai primi gesti, (le uova vengono rotte a mano per preservare la perfetta integrità del tuorlo) che necessita di passione e esperienza, poiché è proprio quel contatto personalizzato a fare la differenza. Unica eccezione alla sapienti mani è l’estrusore, una specie di sac-a- poche utilizzato per ottenere l’inconfondibile zigrinatura superficiale.

Già perché sapore, odore sono i primi dettagli che restano impressi e che permettono al prodotto di entrare a fare parte della memoria sensoriale di chi li assaggia, ma non bisogna sottovalutare l’importanza dell’estetica e dell’impatto visivo, né l’impegno e il significato esistente che ha portato ad una forma apparentemente banale o casuale. La caratteristica forma dei Krumiri si ottiene dalla curvatura, ovviamente manuale, delle strisce di pasta, secondo il tradizionale profilo “a manubrio” e non per una semplice scelta estetica, ma per un omaggio che Domenico Rossi ha voluto fare al re Vittorio Emanuele II e in particolare ai suoi… baffi!

Questi “baffi” di pasta vengono poi disposti sulla teglia rispettando la giusta distanza gli uni dagli altri e una volta sfornati vengono fatti riposare per un’intera notte per poi esser disposti nelle tradizionali scatole di latta rosse. Nel linguaggio moderno meccanizzato parleremmo di importanza del packaging, ma rispettando la tradizione sarebbe più corretto sottolineare il “potere della latta“, di quella scatola che come uno scrigno riesce a racchiudere e trasportare tutta la storia di ogni singolo biscotto nelle case degli italiani e all’estero, preservandone la fragranza e l’essenza anche fuori dal laboratorio di Casale, dove da più di un secolo un ignaro Willy Wonka ha realizzate un ambiente talmente anacronistico e perpetuo da sembrare magico.

Un processo rituale e tradizionale ma rigoroso e costante, fedele del Brevetto originario, sigillo di unicità e elemento che contraddistingue l’inimitabile dalle svariate rivisitazioni oggi presenti negli scaffali dei supermercati. Sembra strano, eppure come mi diceva sempre mia nonna, custode di saggezza e di verità (alla quale sarò sempre grata anche per avermi fatto conoscere questi piccoli custodi del tempo), il vero Krumiro che rispetta il passaggio corto “produttore consumatore” si discosta dagli altri “cloni” e la differenza si impara a notare e apprezzare.

scatola krumiriLa caratteristica e inimitabile semplicità della forma dei Krumiri, richiede tempo e precisione, ma soprattutto dedizione e passione, come ogni opera d’arte, e non ha mai subito variazioni o cambiamenti né influenze irriverenti dal progresso o dall’innovazione. Ecco perché ancora adesso possiamo parlare dell’originale inimitabile Krumiro, che viene sfornato dal medesimo laboratorio oggi gestito dalla figlia dei commendatori Romole e Dorotea Portinario, che rilevarono l’azienda nel 1953 da Angelo Ariotti, il quale a sua volta ereditò negli anni 20 da Domenico Rossi laboratorio e Brevetto.

Un passaggio di testimone perfetto, una prosecuzione di filosofia fragrante, legata al luogo e al tempo di origine, ma in continuo movimento, tanto da raggiungere mercati di tutto il mondo, anno dopo anno, sfruttando la propria unicità e creando connubi con altre eccellenze (ottimo e sorprendente l’abbinamento con vini dolci, frizzanti o addirittura liquorosi, oltre al classico accompagnamento con the di Ceylon pregiati), per esaltare ancora di più la propria essenza, mantenendo sempre la propria identità.

La straordinaria normalità è una dote che deve essere scoperta, che non esalta ma invita ad assaporare fin dall’inizio questa storia di casa nostra, che da sempre ci racconta quanto i Krumiri si siano rivelati innovativi e inconfondibili, sconfiggendo lo scetticismo dei consumatori negli anni.

«Non alzate le spalle, amico lettore», scriveva la Gazzetta di Torino nel 1884, presentando i Krumiri e invitando i buongustai ad andare a scoprirli all’Esposizione di Torino; non fermiamoci quindi alle apparenze e soprattutto non cerchiamo continuamente la particolarità palese o il tocco anticonformista, ma apprezziamo e gustiamo, dosiamo tempo e attenzione perché la nostra storia va assaporata, in tutta la sua semplicità!

Dania Marcelli

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