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L-AB, Liquoreria Abruzzese: la sfida del “pochi ma unici”

L-AB, Liquoreria Abruzzese: la sfida del “pochi ma unici”

Anche in Italia, grazie all’anglicismo imperante,  si parla spesso di startup, per definire un’impresa che abbia un prodotto o un procedimento industriale innovativo, da sottoporre all’attenzione del mercato.  Esiste perfino una normativa che stabilisce una serie di  agevolazioni, procedurali, fiscali e finanziarie, per le startup costituite nella forma di società di capitali: è la legge n. 221/2012. Mi è venuto in mente il concetto di startup quando ho saputo che ad Aprile di quest’anno è partita l’avventura di L-AB; abbreviazione di Liquoreria Abruzzese, by Giuseppe Simigliani, giovane ingegnere abruzzese di trentadue anni che a Ripa Teatina ha avuto la brillante idea di mettersi a rilanciare il liquore tipico abruzzese, per fargli varcare i confini regionali e farlo apprezzare… vedremo fin dove. In effetti, non so se l’impresa abbia i requisiti per ricevere le agevolazioni di legge, ma di sicuro qualche elemento innovativo a prima vista appare.

“La genziana, la ratafìa abruzzese, i liquori fatti in casa esistono da secoli anche qui in Abruzzo”, mi racconta l’ing. Giuseppe. “C’è di nuovo che qualcuno, come me, voglia dare una svolta e portarli ovunque il mercato li richieda.  Vediamo anzitutto quello che non c’è, nella mia idea di liquoreria:  manca il concetto di produzione industriale. L-AB è un LABoratorio  artigianale, e tale deve restare, ché le grandi quantità sfornate a catena di montaggio mal si conciliano con i livelli significativi di qualità, quelli che un certo tipo di consumatore pretende. Che io pretendo, prima di tutto. “

Ingegnere, di qualità ne parlano tutti. Che vuol dire, in concreto?
“Per me significa adottare il ‘Codice L-AB’ , e quindi bandire coloranti,sciroppi, estratti, nettari:  sono consentite solo frutta fresca e radici. Uno dei prodotti di punta, la genziana, è fatta con radici lasciate a macerare per almeno 40 giorni nel vino bianco d’Abruzzo (il Pecorino, in questo caso). Poi si aggiunge alcol e pochissimo zucchero di canna: nient’altro. Procedimento analogo per  la ratafìa classica, che ho voluto chiamare ‘Animarena’: le amarene fresche (non sottoposte a cottura) macerano lentamente nel rosso Montepulciano d’Abruzzo DOC.  Le amarene sono quelle dell’azienda agricola di famiglia, piccole, scure e dal profumo intenso. Sono prodotti che non strizzano l’occhio al mercato: nella Genziana ‘40 giorni’, infatti, prevale l’amaro, e nell’Animarena l’asprigno caratteristico del frutto è ben presente. In questo caso, viva la tradizione.”

C’è la scelta artigianale e naturista, ma grosse innovazioni non ce ne sono, o sbaglio?
Eccomi subito con i prodotti totalmente nuovi e pensati da me, come il ‘Genzianotto’. Per coloro a cui non piace troppo il gusto amaro e deciso della Genziana,  ne ho inventato uno ingentilito dal mosto cotto, altro prodotto tipico abruzzese a base di uva pigiata e messa a bollire. Punto ad ottenere un difficile equilibrio tra gli opposti. Il risultato finale dovrebbe dar spazio sia alle note speziate della genziana sia al sapore di uva bollita,  tendente al dolce liquoroso, tipico del mosto cotto.  Ma pure la ‘Genzianera’ credo sia la prima nel suo genere, nata dal matrimonio fra amaro alla genziana e decotto di liquirizia, dall’inconfondibile profumo.  A proposito, il mio sito www.liquorilab.it  suggerisce anche qualche abbinamento interessante: ad esempio la Genzianera accompagna degnamente i dolci al miele, al caffé o alla vaniglia.”

A bruciapelo: ma perché un ingegnere delle telecomunicazioni, con specializzazione in ingegneria gestionale e master in servizi ICT innovativi, si mette a fare i liquori?
“Forse perchè in famiglia avevamo una piccola azienda agricola, e c’è stata sempre la passione del vino (sono anche sommelier), e magari anche perché l’ingegneria gestionale mi ha portato ad appassionarmi all’ organizzazione dei processi  produttivi. Ho lavorato anche nelle telecomunicazioni,  ma forse nel marketing mi trovo più a mio agio. E poi chissà che non conti anche il destino: la sede del master che ho frequentato era a Torino, a breve distanza dall’edificio di Eataly, il che mi ha aiutato a comprendere quanto il mercato abbia bisogno di prodotti di fascia alta; forse destinati a restare di nicchia,  ma comunque autentici, poco elaborati, di qualità.”

L-AB, Liquoreria Abruzzese, è un’impresa appena nata. Cosa farà da grande?
“Si parte dai liquori: abbiamo anche la Ratafìa alla fragola e alla pesca, e qualche altra proposta alcolica salterà fuori. Ma poi pian piano andrò avanti: il focus è sui prodotti agricoli, cercherò di diversificare l’offerta e non di massimizzare i volumi, perché  il taglio dell’impresa è e deve restare artigianale. Mi aspetto molto dall’ecommerce, che permette oggi alle piccole imprese di farsi conoscere in un modo che fino a ieri era impensabile. Ho già qualche progetto sull’olio extravergine d’oliva  e sulla birra, anche in rete con altre imprese che condividano la filosofia del  “pochi ma unici.”

L-AB è un’azienda di proprietà de “I fanfaroni srl”, una denominazione che può diventare anche un marchio destinato a caratterizzare una serie di prodotti, rientranti nella tipologia “pochi ma unici”. E fa riflettere che chi, come Giuseppe Simigliani,  voglia identificare il suo status commerciale con la definizione ironica di  “fanfarone”, poi non abbia una strategia aggressiva, da fanfarone vero,  per inondare il mercato di prodotti tutti uguali.  Sarà sufficiente, per affermarsi, continuare a garantire e commercializzare l’alta qualità del liquore tipico, della frutta, dell’olio extravergine di oliva, della birra, rimanendo sempre in una nicchia di mercato? La startup è partita su questa strada,  ma si può giurare che l’ing. Simigliani abbia tutte le carte in mano per  individuare anche  nuove rotte.

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