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L’Albicocca di Valleggia

L’Albicocca di Valleggia

L’Albicocca di Valleggia trova nelle aree costiere e nelle fasce collinari della Riviera di Ponente, dal Finalese al Varazzino, un terreno colturale particolarmente ricco che le conferisce caratteristiche di pregio: polpa carnosa e succosa, sapore dolce, talvolta accompagnato da un sentore acidulo se non è pienamente matura, e profumo ben pronunciato e aromatico. Quest’albicocca si presenta di colore arancione con puntinature rosso mattone, dimensioni medie, forma tondeggiante, buccia sottile e vellutata.

La produzione di albicocca di Valleggia è concentrata oggi nella fascia costiera fino a 300 metri sul livello del mare, da Albissola a Vado Ligure, negli altri comuni dell’area storica tra Loano e Varazze si trovano solo alcuni sporadici frutteti. I produttori sono per lo più piccole aziende che raccolgono e selezionano i frutti migliori ancora a mano. Due cooperative riuniscono una trentina di produttori del Presidio Slow Food, garantiscono il rispetto di un disciplinare di coltivazione severo e selezionano i frutti migliori che sono commercializzati con il marchio di qualità “Albicocca di Valleggia“.

Il Presidio vuole tutelare le coltivazioni di albicocca rimaste e, attraverso la comunicazione e la promozione vuole incentivare il recupero di aree oggi dismesse ma un tempo coltivate ad albicocca e piantare nuovi alberi, coinvolgendo inoltre quei produttori che attualmente vendono i frutti senza un’identificazione forte.

L’Albicocca di Valleggia è piccola ma il suo aroma e il suo sapore sono molto più intensi delle altre varietà. La raccolta si concentra in tre settimane tra fine giugno e luglio, e in questo momento incontra facilmente la concorrenza di altre varietà provenienti dall’estero e dal sud Italia. Le piante inoltre non sono coltivate a spalliera come avviene normalmente nei frutteti moderni, sono anche più alte della norma, e questo rende più impegnativa la potatura e la raccolta dei frutti. Se aggiungiamo a questa difficoltà l’espansione edilizia che ha devastato il litorale savonese, troviamo la spiegazione del progressivo abbandono di questa coltivazione negli ultimi trent’anni.

La Valleggia era presente nel savonese già dalla fine dell’800, e negli anni ‘50-’60 i frutteti si estendevano per centinaia di ettari, da Loano a Varazze, e veniva esportata anche su mercati come quello svizzero e tedesco con treni speciali che partivano proprio dalla Riviera. Dagli anni ‘70 fino agli anni ‘90 iniziano gli espianti per lasciare spazio alle serre della nascente attività di florovivaismo e all’edilizia privata legata al turismo balneare.

A Quiliano, una delle tre aree maggiormente interessate dalla coltivazione negli anni ‘60, insieme a Finale Ligure e Spotorno, rimangono ancora frutteti, e di qui è iniziata l’attività di recupero e valorizzazione della albicocca di Valleggia. Si contano ancora alberi di cinquanta, settanta anni o anche del primo ‘900, ma la produzione attuale rappresenta una piccolissima parte rispetto alla produzione di 50-60 anni fa.

L’Albicocca di Valleggia si consuma fresca, al naturale, oppure candita, essiccata e in confettura; entra nelle macedonie, nella preparazione di dolci a base di frutta e se ne fanno sorbetti, gelati e succhi di frutta.

Chef Stefano Martinengo

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