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La storia del vino va avanti con Clayver, l’evoluzione della specie

La storia del vino va avanti con Clayver, l’evoluzione della specie

È da migliaia di anni che la storia del vino va avanti, tanto che alcuni studiosi hanno ipotizzato possa partire addirittura dal neolitico (10 – 12.000 anni fa). È però certo che sia stata sempre accompagnata da continui cambiamenti e innovazioni nel procedimento di vinificazione, dalla pianta fino alla scodella/ bicchiere. Una delle ultime è stata presentata a Milano, ai primi di Luglio, ad un gruppo di giornalisti, blogger ed esperti; abbiamo infatti visto dal vivo Clayver, l’argilla intelligente, un contenitore in ceramica adatto sia alla fermentazione sia all’affinamento del vino.

“Clayver,” spiega Luca Risso, responsabile ricerca e sviluppo dell’omonima azienda savonese, “ha forma sferica, offre una gamma di capacità che comprende i 40, 250, 350 e 400 litri, ed è in gres porcellanato. Il materiale non deve essere rivestito con resine o smalti, essendo assolutamente inerte, motivo per cui non cede nessun tipo di sapore o aroma al contenuto: il vino può sapere di legno, ma non di Clayver. A differenza dell’acciaio, inoltre, presenta una porosità che consente un modesto scambio gassoso, e quindi la lenta evoluzione del vino. Altro vantaggio è la durata: è possibile riutilizzarlo un numero quasi infinito di volte.”

Questo nuovo materiale, domando a Risso, rispetta tutte le normative in tema di conservazione alimentare?
“Le potrei citare i vari Regolamenti e Direttive CE a cui ci siamo dovuti adeguare, ma sarebbe un po’ noioso. Tra l’altro è obbligatorio, non potremmo farne a meno. Lo abbiamo studiato parecchio, questo materiale, prima di brevettarlo, e stiamo continuando a farlo con l’aiuto dell’università spagnola di Valladolid per meglio capire come ottenere diversi gradi di porosità, e quindi di scambio gassoso.”


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Come vanno gli affari? Come ha accolto la vostra invenzione il mercato?
“Piuttosto bene, tanto che in questi giorni abbiamo inaugurato un nuovo impianto di produzione, nel nostro stabilimento di Vado Ligure. Posso già dire che il 2016 è stato particolarmente positivo, visto che i primi mesi hanno fatto registrare un +50% di ordinativi rispetto al 2015. Ma la cosa più motivante è la soddisfazione dei nostri clienti: se chi ha già comprato i nostri contenitori ce ne chiede altri, vuol dire che la direzione è quella giusta.”

Oltre alle motivazioni di chi produce, è giusto che le sensazioni di chi degusta abbiano il loro peso, ed è per questo che la presentazione milanese di Clayver è stata abbinata all’assaggio di cinque vini transitati per il gres porcellanato, e precisamente: un Tenuta Ripa Alta Fiano 2015, uno Chȃteau Pibarnon Mourvèdre 2014, un Candialle Sangiovese 2014, un Casaltrinità Nero di Troia 2013, un Villa Raiano Aglianico 2012.

Il sapore di Clayver, come già accennato, nel vino non si trova manco a pagarlo, mentre la mineralità pronunciata del Mourvèdre, così come l’eleganza dei tannini del Sangiovese, si apprezza in tutta la sua potenzialità. E questa, probabilmente, è una buona notizia per i clienti dell’azienda savonese, che sono già 105 e continuano a crescere rapidamente, specie in Stati Uniti, Canada, Australia e Sudafrica. Ma lo è anche per gli appassionati del settore vitivinicolo, che vedono l’affermarsi dell’ennesima innovazione all’interno di una storia millenaria: un buon auspicio, insomma, nel segno dell’evoluzione tecnologica della specie, chissà per quante migliaia di anni ancora.

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