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Marcello Lunelli: la gioia di un brindisi

Marcello Lunelli: la gioia di un brindisi

Se il settore vinicolo in Italia è così rappresentativo e rinomato il merito non è solo dei prodotti o delle condizioni del nostro territorio, ma anche e soprattutto di persone anch’esse figlie della nostra terra, che hanno dedicato con passione, sacrificio e tenacia la loro vita alla produzioni di vini a Marchio Italia.

Come la cucina mediterranea che ci rappresenta ovunque, così alcuni prodotti  hanno assegnato di diritto al nostro Paese titoli e riconoscimenti tali da diventare simbolo e tradizione storica.

Conseguentemente ci sono persone, pionieri e custodi della nostra storia, del nostro essere e del nostro appartenere a una cultura e a una tradizione uniche: io ho avuto il privilegio di poter intervistare il Signore dei brindisi… la persona che ha trasformato i momenti “da festeggiare” della mia famiglia, come sono sicura di molte famiglie italiane, in momenti unici e indimenticabili, colui che ha reso le micro storie di ogni italiano storie brillanti e tintinnanti.

Avrei potuto essere più professionale e citare i meriti e i ruoli svolti da quest’uomo ma… l’entusiasmo e la gratitudine mi rendono simile alle teenager che incontrano il loro idolo e così prevale l’aspetto emotivo!

Insomma, quella che sto per proporre ai lettori di EventiDOP.com è l’intervista a Marcello Lunelli, Vicepresidente delle storiche Cantine Ferrari, che ha gentilmente accettato di rispondere alle nostre domande nonostante i suoi mille impegni.

Nel 1952 suo nonno acquistò quella che oggi è una delle aziende più rappresentative dello stile di vita italiano, Cantine Ferrari. Da allora la sua famiglia non prese solo le redini del marchio dello spumante tricolore, ma si dichiarò portavoce di quella cultura e di quei valori fortemente radicati per opera dal fondatore Giulio Ferrari. Prima di entrare in Ferrari nel 1995, ha percepito all’interno della sua famiglia questi valori e quella filosofia aziendale?  Quanto hanno influito sulla sua formazione e sulla sua missione professionale?

La storia della mia famiglia si intreccia con quella del fondatore Giulio Ferrari da quando mio nonno Bruno nel 1929, che possedeva una bottiglieria in centro a Trento, comprava i suoi prodotti. La forte stima reciproca permise a nonno Bruno di acquistare le Cantine Ferrari in quanto, non avendo eredi diretti, il signor Giulio intravedeva nella nostra famiglia una prosecuzione familiare all’azienda (nonno Bruno aveva 5 figli) che lui non poteva garantire, per tramandare le conoscenze, la cultura, la sensibilità e la qualità.

Gran Spumante FerrariGiulio Ferrari obbligò mio nonno a tenerlo all’interno delle sue cantine fino alla morte avvenuta nel 1965, insegnando e tramandando non solo a mio nonno ma anche a mio padre e ai miei zii, i segreti e quella attenzione e delicatezza che avevano fatto grandi i Ferrari già all’inizio del secolo, vincendo la medaglia d’oro all’Expo di Milano 1906, per proseguire poi all’Expo Internazionale di Parigi 1937 e così via.

Tutta una storia di qualità e di premi internazionali che la mia famiglia ha un po’ vissuto, respirato e ereditato dal fondatore. Il signor Giulio Ferrari, dopo un percorso di studio all’Istituto Agrario di S. Michele, stage in giro per l’Europa e anche in Champagne, capì che il suo Trentino aveva le caratteristiche morfologiche e climatiche adatte alla produzione di vini bianchi base spumante.

Notò anche che lo Champagne era un prodotto speciale rispetto al panorama vinicolo dell’epoca e che veniva prodotto con una varietà d’uva che lui non conosceva, lo Chardonnay. Giulio Ferrari portò, così, le prime barbatelle di Chardonnay in Italia e le mise a dimora in Trentino dove le condizioni climatiche presentavano similitudini con quelle dalla Champagne. Una grande intuizione che ha fatto sì che lo Chardonnay iniziasse a diffondersi in Italia.

Questo spiega anche il legame intimo con il territorio. Per noi inesperti che ci approcciamo al mondo vitivinicolo inizialmente con la dedizione e l’impegno studentesco, quindi prettamente teorico, il legame con il territorio è esclusivamente inteso come influenza delle caratteristiche pedoclimatiche sull’uva prodotta ma sappiamo ovviamente che c’è molto di più. Ci può spiegare come si concretizza questo legame e quali conseguenze ha sul vostro prodotto?

Grappolo di ChardonnayIl legame è grande nel senso che il Trentino per il 70 % è una terra di montagna e quindi noi alle Cantine Ferrari e tutti gli altri produttori della Trento DOC, nasciamo su questi presupposti. Le nostre montagne ci regalano un clima adatto alla creazione di straordinarie basi spumante, sia per il terreno ma soprattutto per le forti escursioni termiche tra il giorno e la notte durante il periodo della maturazione. Quindi di giorno temperature comunque favorevoli alla costruzione e creazione da parte della pianta di aromi, profumi, zuccheri e complessità, mentre le basse temperature notturne rallentano la respirazione degli acidi nella  pianta.

Alla fine cosa si ottiene? Da da una parte un vino molto profumato e complesso con allo  stesso tempo una acidità elevata. Questo è il  prerequisito necessario non solo per poter produrre un metodo classico (rifermentazione in bottiglia di un vino), ma soprattutto per dare longevità a questi vini. Ecco perché ci possiamo permettere di presentare vini di qualità a distanza di 20 anni dalla vendemmia. Viviamo in un luogo realmente baciato dalla natura, una natura molto particolare. Amiamo sottolineare che “siamo il frutto, il risultato di una viticultura sostenibile di montagna”.

Durante un’intervista ha affermato che la sua famiglia é garante dei 3 pilastri da sempre alla base del successo di Casa Ferrari uno dei quali era appunto il legame con il territorio che ci ha perfettamente spiegato. Gli altri 2 sono la ricerca dell’eccellenza in ogni dettaglio e il controllo produttivo in ogni fase, dalla terra alla tavola. Ci può spiegare cosa intende per “eccellenza” e indicare quali sono i dettagli che fanno la differenza?

Posso dire che quello che ho sempre “respirato” in azienda è che se si controlla per intero il ciclo produttivo si può influire in maniera determinante, precisa e dettagliata in ogni singola fase.

Questo lavoro viene iniziato dall’uva e non solo dall’uva che produciamo nelle nostre tenute, ma anche da quella di tutti i vignaioli, le 500 famiglie che conferiscono  l’uva alle Cantine Ferrari. Li seguiamo tutto l’anno per raccogliere poi il massimo della qualità  durante la vendemmia.

Con queste uve si creano i vini base. Tutta la produzione viene effettuata qui in azienda a Trento, seguendo con attenzione ogni passaggio necessario per la produzione del  metodo classico fino alla  bottiglia pronta per la spedizione al cliente finale. Un grande sforzo aziendale, di struttura, di organizzazione affinché si abbia la possibilità di incidere su ogni singola fase.

Ecco quindi l’ultimo pilastro, dalla terra alla tavola

Esatto, qui a Trento nello stesso sito entrano i grappoli d’uva controllati dai nostri agronomi e partono le bottiglie che controlliamo bene, fino alla tavola del consumatore. E questo lo facciamo chiaramente per ogni nostra attività.

A partire dagli anni Ottanta abbiamo voluto affiancare a Ferrari prodotti che ne condividessero i valori. Nel 1982 viene acquisita Segnana, una storica distilleria trentina, nel 1988 è entrata a fare parte del Gruppo Surgiva, un’acqua minerale straordinariamente leggera, che sgorga in alta quota nel cuore del Parco Naturale Adamello Brenta.

logo-tenute-lunelliI primi vini fermi del Gruppo, che nascono in Trentino negli anni Ottanta, prendono il nome di famiglia, Lunelli, e capitalizzano l’esperienza acquisita con Chardonnay e Pinot Nero in anni e anni di viticoltura di montagna. Nel 2000 la famiglia Lunelli si rivolge a territori dalla consolidata vocazione per la produzione di grandi vini rossi, quali Toscana e Umbria. Nascono così la Tenuta Podernovo e la Tenuta Castelbuono.

La prima, nelle colline pisane, è uno splendido poggio vitato che ha nel Sangiovese l’anima della Toscana, la seconda, dedicata alla produzione di un vino potente e affascinante quale il Montefalco Sagrantino, è resa unica dal Carapace, la cantina-scultura realizzata da Arnaldo Pomodoro.

Accomunati da sempre da una stessa cifra stilistica che si distingue per eleganza e longevità, i vini trentini, toscani e umbri sono ora riuniti sotto il marchio Tenute Lunelli. L’acquisizione di Bisol, storico marchio di riferimento del Prosecco Superiore di Valdobbiadene, conferma la leadership del Gruppo Lunelli nel mondo delle bollicine: se Ferrari è un Trentodoc e rappresenta l’eccellenza del Metodo Classico, Bisol esprime ai massimi livelli la vocazione del territorio di Valdobbiadene.

Una prerogativa impegnativa, soprattutto una garanzia notevole per i consumatori, i partner e per il mercato estero dove la vostra azienda è ambasciatrice dell’eccellenza dello spumante italiano. Come riuscite a effettuare e garantire questo controllo continuo?

Perché bisogna crederci! Avere sotto controllo e non delegare a nessuno la propria attenzione,  la propria sensibilità al dettaglio, alla qualità, mantenendo una certa coerenza tra messaggio-territorio-famiglia-target di consumatori, porta degli eccellenti risultati finali, premiati anche dal consumatore, che alcuni pensano sia distratto ma che in realtà non lo è.

La tradizione degli spumanti FerrariPer far questo ovviamente avere bisogno di collaboratori affidabili e competenti. Un aspetto che mi ha piacevolmente colpito è che la vostra gestione familiare, seppur integerrima nel voler tramandare nel tempo i valori originari di casa Ferrari, è riuscita a sviluppare un’ottica innovativa e aperta, mantenendo l’identità dell’azienda e il legame familiare ai vertici, che non hanno impedito l’apertura a talenti esterni, agronomi e collaboratori. Possiamo chiamarla una “squadra aperta e allargata”?

Il grande patrimonio della nostra azienda è stato aprire posizioni di responsabilità anche a persone esterne e manager. Un’integrazione tra un’azienda familiare che aumentando le proprie dimensioni, si è aperta a professionalità e competenze di altre persone che ci aiutano e che condividono la nostra “mission”, contribuendo quindi in maniera determinante al risultato finale. Non essere gelosi della propria famiglia ma mettere a fattor comune un’esperienza di valori familiari all’interno di una maggior managerialità dell’azienda.

Parliamo ora del pericolo insito nel management aziendale familiare: prenderlo in considerazione non vuol dire rinnegare le origini o scegliere tra affari e affetti, tutt’altro. Credo rappresenti proprio la presa di coscienza dell’importanza che un impegno come dirigere una azienda di famiglia comporti. A tal proposito lei e i suoi cugini avete dimostrato razionalità e responsabilità.

Noi abbiamo tutti diverse responsabilità a garanzia della storia aziendale e la sfida è proprio questa: essere una garanzia di continuità sempre al passo con i tempi, ma non “un freno” perché viviamo e lavoriamo in un mercato in continua espansione che detta ritmi sempre più veloci, e quindi si ha costantemente bisogno di fare squadra e di non essere soli al comando.

Spumanti Ferrari in affinamentoPer concludere, la fama internazionale delle Cantine Ferrari è quindi un dato di fatto, ma è prima di tutto in casa che l’azienda ha raggiunto traguardi importantissimi e estremamente simbolici. Da sempre per gli italiani ogni festività, commemorazione, ogni piccolo traguardo raggiunto è accompagnato da uno spumante. Fa parte di noi, della nostra cultura, del nostro desiderio di aggregazione e unione e per molti italiani il brindisi è associato alle Cantine Ferrari. La vostra azienda fa parte della nostra cultura e dei nostri ricordi. Vi sentite in qualche modo parte della storia italiana?

Ci sentiamo simbolo della tradizione italiana proprio perché siamo partiti dall’inizio, e penso che abbiamo contribuito a rappresentare con il nostro prodotto il brindisi degli italiani nei momenti che hanno fatto un po’ la storia degli ultimi 50 anni d’Italia.

Dalle presentazioni dei nuovi modelli di Maranello all’epoca dell’ing. Enzo Ferrari, a festeggiare la vittoria ai mondiali di calcio sia nel 1982 a Madrid che nel 2006 in Germania, ad essere fornitori ufficiali sia del Quirinale che di Palazzo Chigi da  moltissimi anni, ai brindisi per le sfilate di moda e alle inaugurazioni in genere.

Ecco che abbiamo avuto, diciamo così, la sfrontatezza e la volontà di proporci come simbolo di italianità sia in Patria che all’estero.

In riferimento all’estero, come vi ponete con i partner esteri?

Innanzitutto a livello operativo commerciale abbiamo una rete di  importatori che ci aiutano e ci fanno da partner per la diffusione del prodotto e del nostro marchio in oltre 50 paesi. Oltre alla parte prettamente commerciale in concerto organizziamo delle attività di comunicazione e di pubbliche relazioni per incrementare ancora di più la notorietà del marchio a livello internazionale.

Spumanti Ferrari per Casa Italia a Rio 2016Ultimamente siamo stati la bollicina ufficiale di Casa Italia alle Olimpiadi di Rio de Janeiro e il 5 di agosto siamo stati il brindisi dell’inaugurazione di Casa Italia Questi episodi importanti come Casa Italia per i mondiali 2006, come per le olimpiadi invernali di Torino, e tutte le piccole ma significative presenze alle quali nell’arco degli anni abbiamo partecipato, fanno capire il perché ci presentiamo come il Brindisi degli Italiani.

Ecco quindi l’italianità e la fortuna di avere un nome che evoca qualità e valori ispirazionali molto elevati. Condividiamo, inoltre, con i migliori marchi italiani i principi di Fondazione Altagamma che riunisce le imprese dell’alta industria culturale e creativa italiana riconosciute come autentiche ambasciatrici dello stile di vita italiano nel mondo. La missione è quella di accrescere la competitività del comparto, contribuendo alla crescita economica dell’Italia e facendo squadra per presentare le eccellenze del Made in Italy.

Negli ultimi anni le nostre fatiche sono state riconosciute e apprezzate anche all’estero, a conferma della validità dei progetti che stiamo seguendo: abbiamo orgogliosamente conquistato il titolo di Sparkling Wine Producer of the Year a Londra affermandoci su due maison de Champagne, siamo Family Wine of the Year per Meiniger, una rivista tedesca, European Winery of the Year per la rivista americana Wine Enthusiast,

Tanti piccoli segnali, insomma, che danno una svolta alla storia non solo nostra aziendale ma penso di un vero e proprio movimento che è il vino italiano di qualità nel mondo. Per noi è significativo perché le bollicine metodo classico devono comunque scontrarsi e confrontarsi con un mostro sacro come lo Champagne: doppia soddisfazione quindi!

Ultima domanda o meglio, curiosità  ”interessata”. Progetti per il futuro?

Negli ultimi anni abbiamo presentato diversi prodotti. Mi viene in mente il Ferrari Riserva Lunelli, l’unica etichetta che porta il nome della mia famiglia,  o il Ferrari Perlé Nero un prodotto particolare ottenuto da Pinot Nero vinificato in bianco, una sfida rispetto alla nostra consuetudine, infatti la storia dell’azienda è stata costruita sulla varietà di Chardonnay.

Abbiamo in programma delle presentazioni di nuovi prodotti che sono il frutto del lavoro degli ultimi 6/7 anni e che andranno a coprire segmenti di mercato all’interno della nostra categoria di riferimento che è il metodo classico. Attualmente abbiamo un portfolio di 11 etichette che tentano di soddisfare le diverse richieste e i diversi target di consumatori.

Spumanti FerrariFerrari, dunque, per ogni occasione! Partiamo dalla nostra Linea Classica del Ferrari Brut Trentodoc, da pochi giorni proclamato “World Champion Classic Blanc de Blancs” e “Best Italian Sparkling Wine” a The Champagne and Sparkling Wine World Championships oltre ad avere ottenuto  90 punti da Robert Parker (uno sei massimi esperti di degustazione e di critica enologica a livello mondiale) per poi passare alla linea dei Ferrari Maximum, dedicata alla ristorazione, ai millesimati della linea Ferrari Perlé, nelle declinazioni Perlé, Perlé Rosé e Perlé Nero, al Ferrari Riserva Lunelli per culminare con il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore che viene proposto sul mercato a 11 anni dalla vendemmia, 10 anni sui lieviti, insomma ne abbiamo veramente per tutti i gusti, per ogni tipo di consumatore che voglia riconoscersi in questi valori.

Essere il brindisi di tutti gli italiani, essere un simbolo dell’arte di vivere italiana, questa è un po’ la nostra aspirazione. Vogliamo quindi continuare a consolidare e conquistare nuova fiducia anche in consumatori che si stanno avvicinando al nostro mondo, il mondo particolare delle bollicine Trentodoc.

“Essere  il brindisi di tutti gli italiani, essere un simbolo dell’arte di vivere italiana!” Se per Marcello Lunelli questa è ancora un’aspirazione, per me come per molti italiani a è già una certezza. Eppure quanto affermato ci dimostra l’umiltà e l’impegno di un’azienda così altisonante nel settore.

La semplicità e la passione con il quale Marcello Lunelli ha risposto alle mie domande (impossibile esprimere  il tono e l’enfasi attraverso la scrittura!) mi rende ancora più orgogliosa e fiera dei brindisi del mio passato e… di quelli futuri .

Ringrazio quindi Marcello Lunelli per la disponibilità, ma soprattutto lo ringrazio per quella “sfrontatezza” che, come ha egli stesso affermato, ha permesso alla sua azienda di diventare il simbolo di un modo di essere italiani.

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