“Meet & Greet”, cioè incontrarsi e salutarsi, a Milano è facile, specie con persone sconosciute: è la città delle fiere, degli eventi, degli scambi commerciali, che spesso avvengono attraverso un accordo e una previa conoscenza fra esseri umani. Fino ad oggi, direi, in futuro chissà. “Meet & Greet” è anche il titolo dell’evento del 9 Maggio, presso il Loft 10 di via Watt, dove ho incontrato un’azienda vista finora solo nei marketplace online, e cioè Stonewall Kitchen. Le salse per condire carne e pesce, i preparati per pancakes e brownies, le marmellate di mandarini e di fragole non sono una novità assoluta, ma probabilmente è la filosofia produttiva ad essere innovativa: alta qualità delle materie prime, senza compromessi, tanto che i prezzi sono nettamente superiori alla media e il 90% dei potenziali ingredienti non arriva a soddisfare gli standard richiesti.
La grande avventura della Stonewall Kitchen comincia nel 1991 al mercato degli agricoltori di Portsmouth del New Hampshire con 12 prodotti preparati su una stufa. All’inizio i due fondatori, Jim e Jonathan, si adattano a fare un po’ di tutto, anche riempire i vasetti. Col passare degli anni il business cresce velocemente e arriva il trasferimento a York, nel freddo Maine, poi anche la scuola di cucina, per fornire a tutti gli ospiti un’esperienza completa e all’avanguardia. Fino ad arrivare ad oggi, con 75.000 pezzi al giorno distribuiti in 43 paesi diversi e una fila di 25 premi alle spalle, tra cui quelli della Specialty Food Association.
Qui a Milano, al Loft 10, la Stonewall Kitchen si è trovata nel bel mezzo del turbine gastromediatico peninsulare, e si è affidata alle food blogger Chiara Maci e Laurel Evans per dare un saggio delle potenzialità di prodotti che, nella nostra cultura gastronomica, si potrebbero considerare nuovi. Non proprio nuovi del tutto, diciamo: alcuni di essi vengono già usati nell’ambito della ristorazione fast food e take away, magari senza badare alla qualità degli ingredienti e alla complessità del gusto.
Per stare sul semplice, la Evans ha proposto ai giornalisti, degustatori e food blogger presenti un classico, ossia lo spiedino di sovracoscia di pollo (marinata in olio, aceto e “Chicken and Pork Rub”, uno dei mix di spezie di SK), peperoni e cipolla rossa saltato in padella. Un prepotente invito a provare i vari tipi di salse, tra cui segnalo un tipo tranquillo, tradizionale e misurato come il “Roadhouse Steak Sauce”, con pomodori, peperoncini verdi, zucchero, senape, uvetta, aceto di vino rosso e aglio. Un soggetto po’ più originale, ma non meno stuzzicante, è il “Roasted Apple Grille Sauce”, a base di mele del New England arrostite, sciroppo d’acero, cipolla, aceto di mele, aglio, senape e vino bianco. Un sapore che vira sul dolce ma risente positivamente dell’acidità della senape e del frizzante dell’aglio, assolutamente da provare se siete in grado di preparare un maialino al forno o cotto a lungo e a bassa temperatura, tenero tenero.
Ma sarebbe miope limitarsi alle salse e ai “rubs”: bisognerebbe invece avere la pazienza di scorazzare in lungo e in largo per l’ampio catalogo. Anche solo online, provate a dare uno sguardo alla marmellata al mandarino, al preparato per biscotti con gocce di cioccolato (“Chocolate Chip Cookie”), ai prodotti biologicamente certificati e alla maionese all’aglio – “Roasted Garlic Aioli”. È l’ideale per chi desidera vestire di fantasia le sue patatine fritte, dato che al di là dello stanco binomio maionese-ketchup c’è un oceano in cui navigare. Un oceano che fino a pochi anni fa divideva, per mentalità e tradizione gastronomica, il vecchio continente dall’America, ma che pian piano diventa un fiume da passare a guado, anche grazie alle iniziative commerciali, in puro stile yankee, della SK – Stonewall Kitchen.