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Fabio Sgrò: chef nella magica Hong Kong

Fabio Sgrò: chef nella magica Hong Kong

Hong Kong è una città stato della Cina, ex colonia inglese città ad alta densità di popolazione, punto strategico dell’Asia, ed è un paradiso fiscale, non a caso il settore bancario è molto sviluppato è una città con il reddito pro capite tra i più alti al mondo. Fabio Sgrò un po’ per gioco un po’ per scommessa si ritrova da un anno lavorare come Chef, dall’intervista emerge il suo entusiasmo per questa città che lo ha letteralmente conquistato.

Chi è Fabio Sgrò, quanti anni hai, quali sono le tue esperienze precedenti, di dove sei?
Adesso ho 31 anni. Sono di Monta D’Alba, un piccolo paese immerso nelle colline del Roero, a pochi km da Alba e da Torino. Ho iniziato da molto giovane a battermi tra i fornelli, e battermi ti assicuro è la parola giusta, perché a 14 anni quando inizi i tuoi capopartita, sous chef e chef non ti tengono in considerazione. Poi ho avuto la fortuna di andare a lavorare da un uomo davvero speciale, che porterò sempre nel cuore, Massimo Camia. Nel suo ristorante con una stella Michelin ho imparato le prime importantissime cose tra cui quella più importante: Massimo ha avuto fiducia in me. Lavoravo nelle sezione di pasticceria ma lui mi ha dato la possibilità di vedere e imparare un sacco di cose, mi ha fatto nascere la voglia dì sapere. Poi ho lavorato con altri grandi della ristorazione piemontese, tutte grandi esperienze. Poi a 25 anni ho provato a mettermi veramente in discussione, ho preso la direzione di una cucina e piano piano con grandi sforzi sono cominciate ad arrivare le prime soddisfazioni, riconoscimenti. Ora sono Executive Chef presso il ristorante “La Piola”.
E pensare che c’è gente che pensa di far fare l’alberghiero ai figli perché si studia poco
L’alberghiero se preso sul serio è molto impegnativo. Io studiavo 3 lingue straniere, diritto sul lavoro, economia aziendale, cucina, pasticceria, enologia. Questo lavoro richiede 3 cose fondamentali: umiltà, curiosità e voglia di fare. Se ti mancano questa caratteristiche è un molto dura e poi la gavetta è davvero lunga e difficile. Ogni giorno s’impara qualcosa di nuovo, ogni giorno puoi avere confronti con altri cuochi, che non devono essere per forza più grandi o più bravi di te, perchè anche l’ultimo arrivato a volte ti può dare uno spunto. Magari inconsapevolmente.
Come sei arrivato ad Hong Kong?
E’ nato tutto per scherzo. Me lo ha proposto a maggio un mio cliente che aveva degli amici ad Hong Kong e con mia moglie ci scherzavamo sopra. Non pensavamo sarebbe stato possibile lasciare tutto e trasferirci, ci sembrava una pazzia, poi venni contattato dai miei attuali datori di lavoro e in quel momento capimmo che la cosa stava prendendo vita; ci pensavamo sempre di più, le ore passavano come i minuti, alla fine abbiamo accettato con molta leggerezza ed incoscienza a gennaio ci ritrovammo all’aeroporto di Milano pronti a partire
Parlami del tuo lavoro
Hong Kong, per noi cuochi offre un mondo magico. Tantissime culture che s’intrecciano, cibi nuovi da assaggiare, combinazioni inaspettatamente grandiose. Ti permette d’imparare tantissimo in pochissimo tempo che da un lato può sembrare anche un po’ negativo diciamo ma poi negativo non è. Per la maggior parte della gente la cucina italiana è identificata con piatti molto classici ad esempio pasta al pomodoro, pizza, ragù, ma questo ti permette di riscoprire, passami il termine, le “basi” della nostra tradizione. In modo che le puoi rafforzare e poi magari riporre in modo più fantasioso e moderno
Il nostro modo di cucinare è sicuramente lontano anni luce dal loro per via delle materie prime basta pensare a l’olio d’oliva. Tu lavori in un ristorante italiano?
premio fabio sgroSi ma tra poco cambierò locale, sarà un fusion italiano giapponese: inizia una nuova sfida. Qui io uso prodotti italiani tipo pomodori, olio, farina, insomma quasi tutto. Le materie prime arrivano dall’Italia ogni 2 giorni quindi lavoro quasi con le stesse che utilizzerei a casa, in Italia. Anche se poi devo confessarti che se penso a casa ormai penso ad Hong Kong, anche se non è facile vivere qui. La cultura della città è completamente diversa dalla nostra, ma poi in un attimo scatta qualcosa, neanche tu sai bene quando accade… e sei fregato. Ti ritrovi innamorato di Hong Kong e solo all’idea di lasciarla ti viene un po’ di magone. E poi l’ambiente in cui vivi e lavori è molto bello

In città ci sono altri connazionali? E’ difficile ottenere il visto d’ingresso e poi trovare lavoro?
Siamo circa in 3.000. Per ottenere il visto d’ingresso e arrivare qui per rimanerci a lavorare è un po un problema. Perché devi avere con uno sponsor che ti dia un lavoro regolare e nel caso questo ti licenzia oppure termina il periodo di contratto e non viene rinnovato, hai 15 giorni di tempo per trovare un altro lavoro oppure vieni mandato via dal paese. Per mia moglie è stato più semplice perché lei è già sul mio visto. Diciamo che a HOng Kong non puoi arrivare per cercare lavoro, perché se vuoi lavorare devi già venire qui con un contratto pre firmato

Gli europei come sono accolti? Quando sei arrivato sapevi parlare inglese?
Noi siamo ben visti. Poi ovviamente non tutti. Come dappertutto. Però se ti fai gli affari tuoi è non cerchi grane diventa facile stare e vivere. Quando sono arrivato dire che parlavo bene inglese è una parola grossa ma adesso va molto meglio. Qui la cosa difficile qui é capire quando parla la popolazione locale perché, come dicono loro, parlano il cinglish. Che sarebbe un inglese biascicato con alla fine i loro intercalare tipo LA MA OLA OMA AMA. Adesso ci rido sopra ma all inizio, specie la prima settimana, ricordo di essere andato dal mio titolare abbastanza disperato dicendogli che io davvero non lo capivo, e che era veramente difficile lavorare. Pensavo di non uscirne vivo, adesso riesco a dire qualche parola in cantonese e a capire le parole chiave di alcuni discorsi dei miei ragazzi in cucina. Quindi grandi passi avanti

Un menù tipo com’è strutturato?
In buona sostanza come in Italia, cambia veramente poco, ma ci sono di solito molte più portate: 10/12 antipasti e altrettanti per pasta e main. In più alla fine dei main si trovano i side, che spesso la gente li prende in aggiunta al secondo. Anche la carta dei dolci e molto grande 9/10 dessert. Ma qui è facile gestire una carta così ampia le brigate sono grandi, mediamente da 8/10 a 30 cuochi in cucina. La grande differenza è sugli orari. Nei locali occidentali il pranzo inizia alle 12 e finisce alle 3 e cena inizia alle 6 fino alle 22.30, mentre nei ristoranti asiatici puoi mangiare dalle 11 di mattina a notte inoltrata. Fantastico per me

È molto bello il tuo entusiasmo
Grazie, credo che nella vita bisogna rendere tutto con entusiasmo, perché ti porta a essere positivo e la positività porta solo cose belle. Lavorare all estero per alcune cose è molto gratificante, per altre meno. Se dovessi solo ascoltare la passione e il mio ego non starei qui, ma ho imparato che nella vita bisogna accettare dei compromessi. Ho avuto una magnifica occasione, se ne sta presentando un altra. Con mia moglie qui siamo felici e spensierati che è la cosa più importante, ma non superficiali e appariscenti come tanti
Rosanna Campanella

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