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Basilico Genovese

Basilico Genovese

Il basilico è una delle colture più rappresentative e tipiche della Liguria, il simbolo di una agricoltura sospesa sul mare e di una cucina dai sapori antichi. L’Ocimum Basilicum, erba annua della famiglia delle Labiate, è coltivata fin dall’antichità soprattutto come pianta ornamentale. Il nome deriva dal latino medievale Basilicum, con origine dal greco basilikon (phyton) (“pianta regale, maestosa”), da basileus “RE”.

Il basilico è stato introdotto in diverse aree del Mediterraneo e nella stessa Liguria dai Romani che ad esso attribuivano proprietà curative. Il basilico divenne coltura tradizionale ed il suo uso venne esteso anche a quello culinario. Il nucleo originario di produzione era circoscritto all’areale genovese, consolidandosi le condizioni favorevoli di mercato per il largo consumo di basilico per la preparazione di numerose ricette e del celeberrimo pesto genovese mentre la zona di produzione si è allargata investendo anche tutta la fascia marittima del territorio ligure.

La coltivazione del “Basilico Genovese D.O.P.” può essere effettuata in diversi ambienti di coltivazione: in ambiente protetto e in pieno campo. In ambiente protetto la coltivazione può essere svolta tutto l’anno purché venga assicurata
una ventilazione continua 24 ore/giorno rinnovando l’intero volume di aria contenuta nella serra almeno 2 volte/ora dal tramonto al sorgere del sole e almeno 20 volte/ora dal sorgere del sole al tramonto. Questo tipo di coltivazione può essere eseguita sia su bancale, sia in piena terra. Nel caso della coltivazione su bancale, il terreno di coltivazione deve essere quello naturale prelevato nella stessa area in cui insiste l’azienda, alfine di restituire al terreno naturale trasportato su bancale le caratteristiche fisiche proprie.

Le sementi impiegabili per la produzione del “Basilico Genovese D.O.P.” devono appartenere alla specie Ocimum Basilicum Labiate, di ecotipi o selezioni autoctone ed avere le caratteristiche di seguito elencate:
  • pianta con altezza da media a molto alta e portamento espanso o cilindrico;
  • densità del fogliame classificabile nelle classi d’espressione intermedie (medio – bassa, media, medio – alta) e non nelle classi estreme (bassa o alta);
  • forma della foglia ellittica;
  • bollosità del lembo e incisioni del margine assenti/molto deboli o deboli;
  • piano della lamina fogliare piatto o convesso;
  • assenza totale di aroma di menta;
  • aroma intenso e caratteristico.
La pianta intera è confezionata a mazzi con almeno due coppie di foglie vere (in particolare una coppia di foglie vere completamente distesa e la seconda in fase di formazione) e, al massimo, con quattro coppie di foglie vere. Sono identificabili due tipologie di mazzi:

  • il mazzo piccolo o ”mazzetto” e il mazzo grande o ”bouquet”.

Il mazzetto è composto da 3 a 10 piante intere complete di radici è confezionato con carta per alimenti contrassegnata dalla dicitura “Basilico Genovese D.O.P.”, dal simbolo comunitario della D.O.P. e dal logo del prodotto e legato singolarmente.

Pesto genovese con basilico D.O.P. ricetta per 5 – 6 persone
• 8 mazzetti o 1 bouquet di Basilico Genovese D.O.P. (g 70 circa di foglie)
• 50 g di Parmigiano Reggiano (preferire quello stagionato 36 mesi)
• 10 g di Pecorino Sardo (preferire quello stagionato 15 mesi)
• 50 g di pinoli freschi di Pisa di prima scelta
• 3 spicchi di aglio (preferibilmente l’Aglio di Vessalico)
• una presa di sale grosso
• 60 g di olio extra-vergine Riviera Ligure D.O.P.
Staccare le foglie di basilico, lavarle e asciugarle con delicatezza, poi tritare gli ingredienti nel frullino o nel tritatutto a bassa velocità, con l’accortezza di aggiungere l’aglio pestato solo a fine preparazione per evitare che sovrasti gli altri sapori (poiché col calore l’aglio si ossida), e aggiungere l’olio alla fine versandolo a filo.

Il pesto nel mortaio
La tradizione dice che… bisogna porre l’aglio già mondato nel mortaio, pestarlo col pestello fino a ridurlo in poltiglia e fare altrettanto con i pinoli; si unisce il basilico e il sale e si schiaccia (senza più pestare) a lungo, roteando sino ad ottenere un composto omogeneo; si aggiungono i formaggi grattugiati e, sempre rimestando, l’olio versato a filo.
Chef Stefano Martinengo

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