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Verdicchio di Jesi e Matelica: due DOP al Top

Verdicchio di Jesi e Matelica: due DOP al Top

Il Verdicchio conquista lo scettro tra le migliori guide vini nazionali del 2014. Una storia di imprenditori illuminati, design, tradizione, cultura ed eccellenza.

Correvano i primi anni cinquanta dello scorso secolo, quando sul mercato italiano apparve una curiosa bottiglia di vino la cui forma rimandava vagamente a un’anforetta etrusca.

Erano, per intenderci, i tempi in cui la Olivetti Lettera 22 disegnata da Marcello Nizzoli, la poltrona Lady di Marco Zanuso e le lampade da terra create da Luigi Caccia Dominioni, facevano incetta di premi a mostre ed esposizioni internazionali e nasceva, quasi a “sua insaputa” l’industrial design italiano.

I progetti di frigoriferi, lavatrici, macchine da caffè, aspirapolveri, televisori, mobili e quanto di più vario, erano appannaggio ormai di una generazione di architetti e disegnatori di altissimo livello che avrebbero negli anni imposto lo stile del made in Italy nel mondo. L’anforetta fu in questo contesto il migliore veicolo di promozione del Verdicchio dei Castelli di Jesi, che in breve tempo divenne uno dei vini italiani più esportati all’estero.

L’intuizione fu di un grande industriale marchigiano, Francesco Angelini, fondatore dell’Azienda Agricola Fazi Battaglia, che nel 1953 affidò la progettazione della bottiglia all’Ing. Antonio Maiocchi.

anfora fazi battagliaEsposta in tempi recenti nella mostra Disegno e Design – Brevetti e Creatività Italiani a Roma, presso il Museo dell’Ara Pacis, l’anforetta è usata ancora oggi da moltissimi produttori di Verdicchio ed è stata anche adottata da alcuni viticoltori della Provenza francese.

Certo il Verdicchio di allora era un prodotto ben lontano da quello che conosciamo oggi. Nessuno si aspettava un successo così rapido che portò una conseguente elevata richiesta di prodotto che andò in continua crescita. Purtroppo questo fenomeno, cui i produttori non erano preparati, finì per incidere negativamente sulla qualità del prodotto, tanto che il Verdicchio dovette scontare un lungo periodo di oblìo fuori dalla propria regione.

Una piccola “traversata del deserto” che, già da qualche anno, ha ricondotto questo stupendo vino a livelli d’eccellenza, riportandolo all’attenzione nazionale e internazionale.

Quanti di voi avranno sentito gli spot di Fede e Tinto, gli spumeggianti conduttori di Decanter (Rai 2), il cui claim asserisce “Il vino bianco + premiato d’Italia? Verdicchio!!! Potevi dirlo prima…”. A parte gli slogan pubblicitari, la realtà è che il Verdicchio, sia dei Castelli di Jesi che di Matelica, nelle sue varie declinazioni, è il vino fermo più premiato d’Italia.

verdicchio

Il dato è certificato da una recente indagine del Prof. Gabriele Micozzi, docente di marketing del Dipartimento di Management dell`Università Politecnica delle Marche che, in collaborazione con l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT), ha individuato su base statistica i vini vincitori e i premi assegnati dalle sei guide vini più importanti in commercio: Bibenda, Slow Wine, Gambero Rosso, Vini d`Italia de L`Espresso, Veronelli e Vinibuoni d`Italia 2014.

I punteggi delle stesse guide sono stati ponderati su parametri quali: credibilità, affidabilità e diffusione delle guide stesse tra i consumatori. Il primo posto del Verdicchio tra i vini bianchi fermi sarebbe il risultato di ben 57 massimi riconoscimenti, contro i 35 del Fiano, i 31 del Sauvignon, i 30 del Soave, i 27 del Friulano e i 26 dello Chardonnay.

Prossimo obiettivo sarà espugnare il Vinitaly di aprile. Il Verdicchio ornato di corona e di scettro, stavolta sarà alla guida di una folta pattuglia di altri grandi vini marchigiani che al grido di “I vini delle Marche: DOP al Top!” prenderanno d’assalto i padiglioni della fiera veronese.

Cristiano Boggi

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