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Negroni: il nobile italiano

Negroni: il nobile italiano

Quando la mattina percorro il ponte di Santa Trinità e imbocco via de’ Tornabuoni per recarmi al lavoro, nelle fredde mattine dell’inverno fiorentino, la mia ombra si allunga e scompare ad ogni lampione. Socchiudo gli occhi e respiro quell’atmosfera così vibrante e piena di ricordi, felice di aver riscoperto una storia di tutti i giorni”. Così Luca Picchi, noto ed apprezzato barman fiorentino, chiude il suo libro “Sulle tracce del conte. La vera storia del cocktail Negroni”.

Non si può cominciare a raccontare la storia del più grande drink italiano non partendo proprio da qui, dalla persona che quella storia l’ha studiata e meticolosamente ricostruita e dal libro che l’ha portata alla conoscenza di tutti, non solo in Italia. E’ una storia di nobiltà, fatta di salotti esclusivi, belle donne e gentiluomini, frequentazioni aristocratiche e, naturalmente, di drink e di barman nella Firenze dei primi decenni del ‘900.

Il giovane conte Camillo NegroniEsimi lettori, questa è la gloriosa storia del conte Camillo Negroni e del cocktail che tutt’oggi, fra guerre e rivoluzioni, fra amori e disamori, fa rivivere il suo nome, la sua classe ed il suo stesso spirito, nel mondo intero. Ebbene, chiudete gli occhi ed abbandonatevi alla fantasia cercando di ricreare l’atmosfera che si respirava allora.

Firenze, anni ’20 del ‘900. Qualche carrozza, rare le auto, eleganti signore in mano guantata e raffinati gentiluomini rigorosamente in cappello. La città era risorta dal periodo di degrado di metà ‘800 e si apriva a nuova vita rinfrescando il suo aspetto. Ugo Casoni, per aprire la sua rivendita di tabacchi, dove, tra l’altro, si poteva mangiare e bere qualcosa, scelse un punto strategico, meta o passaggio di diverse persone, l’interseco di tre strade importanti; un luogo, allora come oggi, strano ed unico e per questo un po’ speciale. L’insegna recitava “Drogheria Profumeria Casoni” e faceva bella mostra di se in un angolo di queste tre strade, via de’ Tornabuoni.

Fosco Scarselli lavorava lì, dietro al banco bar del “Casoni”. L’inesperienza dei suoi vent’anni non gli permetteva di assorgere a qualcosa di più di un semplice garzone, ma grazie alla sua gentilezza e ai suoi modi educati sapeva farsi amare e benvolere anche dalla clientela più esigente. Fu per questo che, nel giro di poco, riuscì a guadagnarsi la fiducia e la stima di un nobiluomo, parecchio più anziano che, come altri illustri ospiti, frequentava la drogheria, il conte Cammillo Luigi Manfredo Maria Negroni, così all’anagrafe.

Documento del conte Camillo NegroniDa forte ma sempre lucido bevitore qual’era, il conte faceva del locale una delle sue mete preferite per l’aperitivo. Lì, tra i fumi dell’alcol, intratteneva amici e conoscenti o chi si trovasse a passare solo per caso, con i racconti delle sue passate esperienze in giro per il mondo. Fosco aveva una caratteristica indispensabile per il mestiere che si era scelto: sapeva ascoltare. Fu da questi incontri giornalieri che tra i due nacque un rapporto che andava al di là della semplice conoscenza. Il conte, nel suo frequente peregrinare a Londra, aveva imparato a conoscere bene il Gin, allora in Italia ancora poco diffuso, e fu proprio in uno di questi soggiorni all’estero che nacque in lui l’idea di aggiungerlo come nuovo ingrediente ad uno dei drink che amava di più, il “Milano-Torino”, poi divenuto “Americano”.

Una volta al “Casoni”, all’ormai amico Fosco, chiese di “irrobustire” il suo aperitivo preferito, al tempo stesso in parte morbido per la presenza di vermouth rosso ed in parte amaro per il Bitter Campari, aggiungendo l’ingrediente che avrebbe apportato, oltre al grado alcolico, una gradevolissima sensazione amarognola e un delicato sentore di ginepro, pianta molto diffusa in Toscana, lasciando però pressoché inalterato il colore finale: il Gin appunto.

Tre ingredienti per un equilibrio e un’armonia perfetta! E una fetta d’arancia per poterlo così facilmente distinguere da tutti gli altri drink serviti, oppure, come pensano i più maliziosi, per rimarcarne, con un po’ di presunzione, la superiorità sulle bevute degli altri avventori…

Inconsapevolmente, in un giorno imprecisato tra il 1919 e il 1920, alla drogheria “Casoni”, in via de’ Tornabuoni a Firenze, dalla raffinata fantasia di un nobile cliente, il conte Camillo Negroni, unita alla complicità dell’amico barman, Fosco Scarselli, era stato miscelato per la prima volta, quello che tutt’oggi, nel mondo, è considerato uno degli aperitivi più riusciti: il cocktail Negroni, l’italiano per eccellenza! Da quel giorno in poi, il conte entrando al “Casoni” ordinava a Fosco il suo solito. C’è da capire, che per la filosofia di un barman, “il solito” è un grande passo.

cocktail negroni2Il Negroni, si dice sia stato, quasi cent’anni fa, il primo drink “cucito” addosso sul cliente. A poco a poco, gli avventori abituali del locale, incuriositi da quella nuova bevanda, cominciarono a chiedere “un Americano alla maniera del conte Negroni”. Da lì ad identificare il drink con il semplice “Negroni” il passo fu breve… In seguito, nel corso degli anni, in città, all’ora dell’aperitivo, il Negroni divenne un vero e proprio rito, un’istituzione. I barman cittadini, orgogliosi delle proprie tradizioni e avendone a cuore la storia e il prestigio, con eleganza, classe e stile, brandendo con solennità le tre bottiglie una dietro l’altra, affascinavano i turisti di mezzo mondo che, una volta tornati a casa, contribuirono in maniera determinante alla rapida diffusione del drink.

Oggi, da nostalgico quale sono, mi piacerebbe pensare che, in qualsiasi locale che si rispetti, da Parigi a New York, da Roma a Dubai, ogni barman capace che prepari un Negroni e che abbia la consapevolezza e l’orgoglio di essere il tramite fra storia e piacere, rivolga anche solo per una attimo, un solo secondo, un proprio pensiero di sincera gratitudine al nobiluomo fiorentino che l’ebbe a concepire… .

COCKTAIL NEGRONI
Ingredienti:
  • 3 cl Gin (“Gordon’s Gin” preferibilmente)
  • 3 cl Bitter Campari
  • 3 cl Vermouth rosso
  • Decorazione: mezza fetta di arancia
Preparazione
Versare direttamente in un bicchiere “old fashioned” colmo di ghiaccio il Gordon’s Gin, il Bitter Campari e il Vermouth rosso. Mescolare delicatamente dal basso verso l’alto e infine aggiungere mezza fetta d’arancia.
Riccardo Ceccarelli

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